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Detenzione e macellazione immonda. Condannato ad un anno di reclusione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“In nome di Abramo” detenzione e macellazione immonda. Condannato ad un anno di reclusione.

Il caso riguarda la condanna per maltrattamento, macellazione abusiva, violazione di sigilli (tripla….) di una società di allevamento e macellazione denominata “Royal F.” (il cui titolare è nato in Egitto). Parte offesa nel processo: l’A.N.P.A.N.A.-.

Animali denutriti, detenuti in modo indecente (termine utilizzato dalla Polizia Locale intervenuta su segnalazione O.I.P.A.) tra la sporcizia; cavalli immobilizzati con funi che non consentivano nemmeno di muovere il capo, capre che tossivano adagiate a terra in stato di catalessi, molti animali sprovvisti di marcatore, oche e galline prive di piumaggio. Nutrizione a base di cenere e cibo insufficiente.
L’imputato dichiarava in udienza che tutto questo avveniva…. in nome del Profeta Abramo…. e solo per uso “familiare”.

Gli animali sottoposti a sequestro la prima…la seconda…e la terza volta…venivano regolarmente macellati e sostituiti con altri animali poichè l’imputato veniva nominato custode giudiziario.

La Corte d’Appello di Milano ha confermato la sentenza di condanna del primo grado condannando l’imputato ad un anno e due mesi di reclusione confiscando gli animali sopravvisuti e riconoscendo un danno morale all’A.N.P.A.N.A. rappresentata in giudizio dall’ Avv. Maria Morena Suaria. Il Presidente Nazionale Lorenzo Girardi attende ora l’esito del ricorso in Cassazione per dare mandato all’Ufficio Legale di procedere anche in sede civile nei confronti del condannato.